L’AQUILA – Si è spento all’età di 78 anni Angelo D’Angelo, per tutti Nino, nella frazione aquilana di Paganica, funzionario comunale, attore teatrale, animatore goliardico e irriverente della vita cittadina per tanti anni.

La cerimonia funebre si terrà lunedì 7 febbraio, ore 15, nella chiesa degli Angeli Custodi a Paganica.

A seguire un commosso ricordo del giornalista Goffredo Palmerini.

GRAZIE, CARISSIMO NINO!

Ci ha lasciato oggi, all’età di 78 anni. Negli ultimi anni i problemi di salute lo hanno costretto in casa, tra gli affetti e le cure assidue di Luciana e dei figli Giampiero e Simona, la sua bella famiglia.

Voglio però ricordarlo per quanto ha significato per la comunità di Paganica. Voglio ricordare la sua bonomia, la creatività, l’arguzia, l’ironia, la simpatia, l’amicizia che sapeva spontaneamente creare. Voglio ricordare il suo talento!

Figlio di Pietro D’Angelo, che fu incaricato dell’ufficio postale di Paganica, Nino – questo il nome con il quale è conosciuto a Paganica, tra gli amici e anche al lavoro – sin da ragazzo si caratterizzò come un punto di riferimento per la sua generazione e, mentre cresceva verso la giovinezza, ancor più per le capacità di iniziativa e di aggregazione amicale.

All’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso Nino, insieme al suo amico Felicino Fiordigigli (purtroppo scomparso assai prematuramente) e alla schiera di giovani che li seguivano, portarono in seno alla comunità di Paganica una ventata di entusiasmo innovativo, di creatività, di iniziative spettacolari che subito coinvolsero l’intero paese.

Nino e Felicino avevano un talento teatrale, il gusto dell’avanspettacolo, la giusta dose d’ironia per prendersi in giro e mettere alla berlina piacevolmente il “potere politico” di allora.

Chi ha la mia età, o è nei e dintorni, certamente ricorda cosa furono capaci di combinare Nino e Felicino, quando misero in scena da veri e propri commedianti straordinarie pièces comiche, rappresentate in piazza oppure al teatrino del Convento dei Frati a Paganica.

Insieme ad alcuni coetanei “attori di spalla” (Vermondo Bernardi, Ugo De Paulis, Enrico Ferella, Franco Fiordigigli ed altri ancora) riuscirono a fare sbellicare dalle risate l’intero paese quando rappresentarono la loro “commedia” sul lento arrivo dell’acqua nelle case con la realizzazione della rete idrica a Paganica con la Cassa del Mezzogiorno.

Qualche tempo dopo, quando si cominciò a parlare del traforo del Gran Sasso, altra ironia a tonnellate, con Nino, Felicino e l’intero cast, armati di trapani e trivelle per burlarsi di chi progettava di bucare la nostra montagna, proposito realizzato molti anni dopo.

Più teatrali le rappresentazioni sul palcoscenico del teatrino dei Frati, laddove Felicino, magro come uno spillo, diventava anche nella voce un perfetto Stanlio, mentre Nino, paffuto e rotondo, un altrettanto esilarante Ollio.

C’erano poi le serenate alle ragazze. Felicino con Adorno Del Grande alle chitarre, Nino e gli altri a cantare. Ce n’erano tanti di giovani con una bella voce. Oppure, quando capitava che qualche anziano vedovo si volesse risposare qualche vedovella o zitella avanzata in età, si andava a portare sotto casa di lui il suono dei “campanacci”, rumoreggiando fino a quando per non farsi rompere i timpani quello si decideva a scendeva a miti consigli, placando tutti a fiaschi di vino. Era questo un rito assai praticato dai giovani, ma anche dagli amici dello “sposo”.

Una tradizione antica che però, in quegli anni Sessanta, fu praticamente messa da parte a causa dall’esasperante repressione di un maresciallo dei carabinieri, che la giudicò un sovvertimento della quiete pubblica.

E ancora, Nino e alcuni giovani vicini alla parrocchia – don Riccardo Fiaschetti accordava sempre quando gli si proponevano iniziative, sempre disponibile ad aiutarci -, quando da anni il Cinema a Paganica era rimasto chiuso, riuscirono a rimettere su la sala e a riprendere le proiezioni. Questo nella seconda metà degli anni Sessanta.

Negli stessi anni, quando il circolo Acli di Paganica riuscì a far realizzare un campo di pallavolo all’aperto, accanto alla casa di Gregorio Mastracci dov’era anche la sede del circolo, Nino promosse la nascita della squadra di pallavolo Acli Paganica, nella quale, persino a dispetto della sua mole corporea, nel primo anno giocò. Lasciò poi la guida da capitano della squadra al coetaneo Tonino Pasqualone, gran combattente in campo. Molti giovani girarono in quella squadra – Ascanio Rossi, Livio Ciuca, Luciano Fiordigigli, Igino De Meo, Mario Ferella, Giuseppe Bonaugurio, Tonino Ferella, Rinaldo Ciuca e persino io -, che fu poi allenata da Eugenio Iovenitti nelle sue fortune sportive.

E ancora: chi non ricorda le innovazioni introdotte da Nino D’Angelo e dai suoi giovani collaboratori nelle Feste patronali paganichesi? Fu davvero una rivoluzione, ma sarebbe lungo raccontarla.

Nino, che era geometra, aveva aperto con il collega Vincenzo Del Grande, nella prima metà degli anni ’70 uno studio tecnico, ma rimase poco tempo nell’esercizio della libera professione.

Fu infatti assunto al Comune dell’Aquila, allora in pieno fermento per la redazione del PRG.

Al Comune Nino ha lavorato fino alla pensione, dapprima al settore Urbanistica, poi ai Lavori pubblici. E’ stato un funzionario serio, affidabile, competente, sempre disponibile a risolvere problemi grandi e piccoli. Stimato ed apprezzato – posso dirlo a ragion veduta, per tutti gli anni vissuti da amministratore comunale – Nino ha lasciato un’impronta del suo valore professionale e per le qualità umane. Sapeva inoltre motivare il personale che era sotto la sua responsabilità.

Come non menzionare l’affidabilità che assicurava in compiti importanti e delicati, quali per esempio quelli nell’approntamento di numerose edizioni della Perdonanza, manifestazione civica alla quale ha dedicato con generosità la sua competenza tecnica, collaborando con i direttori artistici che dal 1983 si sono succeduti.

Nino è stata una Persona davvero preziosa per la compagnia dei suoi amici, per i colleghi di lavoro, per la comunità paganichese e aquilana. Persona ricca di valori, nella vita pubblica e in quella privata. Con Nino ho condiviso tanti anni d’impegno e di amicizia, anche in campo sociale, amministrativo e politico. Gliene sono davvero grato. Bella la sua famiglia, attenta al prossimo, custodita nei valori, nella riservatezza e nella discrezione. Sua moglie Luciana, i figli Giampiero e Simona, gli amati nipoti sono stati la gioia della sua vita, ancor più negli anni della malattia che lo ha fortemente condizionato anche per la quasi privazione della vista. Ma il suo spirito è stato sempre vivo.

Come sempre vivo resterà il suo ricordo per chi l’ha conosciuto e per la comunità di Paganica, quando negli anni verdi tanti giovani hanno imparato da Lui l’entusiasmo e la bellezza di condividere l’impegno al servizio di tutti, creando armonia con l’operosità e la solidarietà. Grazie di cuore, carissimo Nino, hai dato davvero un buon esempio: in famiglia, sul lavoro e nella comunità.