L’AQUILA – “Essere riusciti anche quest’anno ad effettuare oltre 2.500 interventi è un risultato importante, che conferma la Ini di Canistro come una eccellenza dell’ortopedia, capace di contribuire alla mobilità attiva verso la sanità abruzzese attraendo pazienti non solo dalle regioni limitrofe ma anche da tutto il resto del Paese”.

A parlare è il dottor Domenico Calisse, 53enne di Avezzano, ortopedico e traumatologo, della clinica Ini di Canistro, in provincia dell’Aquila, convenzionata nella mono specialistica in ortopedia e traumatologia con il sistema sanitario nazionale. Il reparto è una delle punte di diamante della struttura marsicana che fa parte del Gruppo nazionale Ini, fondato dal compianto professor Delfo Galileo Faroni, da oltre 70 anni operante in Abruzzo, Lazio e nel centro-sud Italia, con 10 strutture sanitarie, oltre 1.200 posti letto e circa 2mila dipendenti.

Dei circa 2.500 interventi effettuati nell’ultimo anno, circa 600 riguardano la protesica di anca, ginocchio e spalla , vera eccellenza della Ini, che ha a disposizione 30 posti letto convenzionati col Sistema sanitario nazionale.

“La Ini garantisce un percorso di eccellenza completa, pre e post operatoria – sottolinea innanzitutto Calisse -: i pazienti che accedono nella nostra struttura seguono un percorso di preparazione, con esami di laboratorio classico, servizio di radiologia e neurologico, visite cardiologiche, e c’è poi la valutazione anestesiologica. Dopo l’intervento garantiamo invece un percorso di riabilitazione personalizzato, grazie alla competenza dei nostri fisioterapisti, con una permanenza in struttura che è in media di 5-6 giorni”.

Prosegue Calisse, “il numero di 2.500 interventi è notevole rispetto alle medie italiane, e spaziano dalla chirurgia vertebrale alla protesica, passando per la chirurgia artroscopia, delle estremità ovvero mani e piedi, per arrivare alla traumatologia. Negli anni c’è stata un’evoluzione sia delle tecniche chirurgiche, come pure nell’utilizzo dei materiali che hanno allungato la vita delle protesi”.

Crescente importanza, in particolare, viene attribuita oggi alle tecniche mini-invasive.

“Per quanto riguarda la protesi d’anca – esemplifica il dottor Calisse – si adotta oggi tra i vari anche l’accesso anteriore, sia classico che ‘bikini’, che consente di risparmiare tessuto e perdite ematiche, in linea con il concetto più generale, nazionale ed internazionale, della gestione del sangue del paziente. Per la stessa ragione utilizziamo oggi protesi d’anca a stelo corto”.

 “Grande evoluzione c’è stata anche sul fronte dei materiali – prosegue Calisse -: noi utilizziamo materiali protesici di ultima generazione, come quelli in titanio, molto resistenti e biocompatibili, e materiali di accoppiamento come la ceramica di ultima generazione, o il polietilene reticolato e addizionato alla vitamina E. Oggi le protesi oltre ad eliminare il dolore garantiscono una forte autonomia al paziente, che può tornare in molti casi a fare anche attività sportiva, e si è allungata anche la durata: uno studio del Lancet confermato dal Registro italiano delle protesi, dimostra che le protesi d’anca e ginocchio al 90% dopo 25 anni dalla loro applicazione sono ancora ben funzionanti”.