L’Abruzzo aquilano ha conosciuto, a partire dall’aprile del 2009, l’ennesima difficile prova dei suoi oltre ottocento secoli di vita, prova determinata, oggi come nel passato, soprattutto dagli agenti tellurici, spesso accompagnati o intercalati da pestilenze ed epidemie.

La storia ci parla di una realtà che per L’Aquila ha confermato, sempre, coraggio di reazione, capacità progettuale, resistenza materiale, quest’ultima ben sintetizzata dall’Immota manet che figura sul suo stemma.

Si potrebbe forse pensare che le più  recenti triste vicende, con le loro distruzioni ed i loro morti, con le inevitabili problematiche socio economiche, diversamente che nel passato hanno potuto fruire di una concreta e convinta solidarietà che ha conosciuto estensioni internazionali e ha fruito della disponibilità di tecnologie impensabili nei secoli trascorsi.

Ma a ben vedere, gli aquilani, di nascita o di elezione, dei nostri anni recenti hanno suscitato fin dai primi momenti ammirazione per la compostezza del loro dolore, la generosità delle loro reazioni, soprattutto per la coraggiosa determinazione di ricorrere alla Cultura per combattere e superare i momenti di crisi. Le opere d’arte, i libri, gli strumenti musicali che dopo il terremoto le squadre di Vigili del fuoco provenienti da ogni angolo dell’Italia hanno trovato in tutte le case aquilane, stupendosene per quantità e qualità mai viste in precedenza in analoghi frangenti, sono stato il lievito di una ripresa che, oltre che materiale e sociale, venisse caratterizzata anche da una specialissima resilienza morale.

Nel momento in cui la scossa quotidianità doveva ancora fare i conti con una ricostruzione dai tempi piuttosto lunghi, la prova si è fatta più dura per il sopravvenire dell’ultima micidiale epidemia dalle dimensioni mondiali. Ma lo spirito di reazione, pur nei condizionamenti imposti dalla necessità di sconfiggere il nuovo micidiale nemico, ha contraddistinto ancora una volta la comunità aquilana, nella quale le cronache hanno avuto modo di scoprire non pochi episodi esemplari della propria ricordata resilienza.

Ci piace segnalare, in questa ottica di realtà positiva che può essere considerata la migliore medicina per sperare nel futuro, un contesto particolare che sta sviluppandosi all’interno di questo ideale clima di sana reazione alle difficili prove.

Una famiglia di veri “maestri dell’arte”, quella di Laura Caliendo, che per l’appunto ama definirsi “artigiana orafa”, e di Gabriele Di Mizio, che ne supporta con genialità e cura le intuizioni, hanno affrontato anche loro i difficili momenti non rinunciando a portare avanti le progettualità della «OroArt», sostenendone la consolidata tradizione e allargandone il respiro artistico.

Si è in tal modo accresciuta quella già vivissima vena che da tempo è parte della loro attività, idealmente affidata alla ininterrotta catena delle Croci del Perdono celestiniano, segni di arte raffinata e di eletta spiritualità che da molti anni figurano come decorazione pettorale degli Eminentissimi Cardinali che aprono ritualmente la Porta Santa di Collemaggio.

Questo accrescimento di ricerca e di intuizione ha portato ad attirare su questa realtà aquilana una progressiva attenzione degli ambienti religiosi e soprattutto dei cultori dell’eterno sposalizio tra la Fede e l’Arte, elemento fondante della cultura italiana e principale produttore del ricco patrimonio culturale italiano.

Tra i significativi rapporti che Laura e Gabriele hanno visto accrescersi negli ultimi tempi, uno dei più recenti riguarda il prestigioso Arcivescovo Metropolita di Malta, Sua eccellenza mons. Charles Jude Scicluna. Scelto per questo incarico nel 2015 da Papa Francesco e precedentemente da Benedetto XVI quale membro della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Scicluna ha “scoperto” nei due ricordati protagonisti di eletti ideali due “corrispondenti” disponibili sulle tematiche  di questo settore culturale: una sintonia che si è simpaticamente stabilita e che per reciproco desiderio, potrà portare il Presule Maltese a presentare la Croce del Perdono A.D. 2021 e condividere con gli Aquilani la prossima edizione della Perdonanza di Collemaggio, che come noto si fregia anche del riconoscimento Unesco nel novero del Patrimonio Immateriale dell’Umanità.