In attesa della celebrazione della IV Giornata Mondiale dei Poveri (15 Novembre 2020), Il TAR anticipa disponendo la sospensione dell’atto amministrativo del Comune dell’Aquila con cui si imponeva la demolizione del complesso del Movimento celestiniano situato nei pressi di piazza d’Armi, rinviando a marzo il giudizio di merito.

A darne conferma è l’avvocato Fausto CORTI che ha curato il ricorso per Fraterna Tau, l’associazione che gestisce la struttura e che ha impugnato l’ordinanza comunale firmata dal dirigente Domenico de NARDIS, sia in sede di giustizia sia amministrativa che civile (tribunale ordinario).

Della vicenda ci siamo occupati diffusamente.

Nella città che ha fatto della provvisorietà una triste consuetudine, in un periodo in cui si è tornati a discutere delle così dette ‘casette’ post sisma, quelle realizzate a valle della delibera 58, con l’avvio in Regione di un tortuoso percorso che potrebbe portare, col tempo, ad una sorta di ‘sanatoria’, almeno per i manufatti costruiti rispettando i limiti imposti dalla norma, circa un migliaio sui 5mila che insistono sul territorio, il dirigente del settore rigenerazione Urbana e Mobilità del Comune ha pensato bene di ordinare la rimozione del complesso che, nel tempo, è diventato un punto di riferimento essenziale per l’assistenza e la protezione offerta a migliaia di persone in difficoltà,

Stando al dirigente de Nardis, non avrebbe più i requisiti per continuare a esistere, essendo nel frattempo scaduti i termini della concessione in comodato d’uso gratuito dei terreni fatta a suo tempo dal Comune e non essendo state portate a termine le procedure per trasformare da temporanei a definitivi gli edifici che compongono il complesso.

Ora, è parso davvero incredibile che in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, con la pandemia che ha reso ancor più evidenti le nuove povertà che la città dell’Aquila, e la sua amministrazione, fingono di non vedere, si sia deciso di prendere di mira proprio Fraterna Tau tanto che l’ordinanza assunta dall’Ente ha sollevato un vero e proprio moto di indignazione,

Tanto che la questione è divenuta un vero e proprio caso politico, con Paolo GIORGI, fondatore e presidente di Fraterna Tau, che annunciando la volontà di impugnare la decisione si è chiesto, giustamente, a chi sia convenuto alzare un polverone proprio mentre erano in corso, e avviate da mesi, le trattative tra l’amministrazione comunale e l’associazione per tentare di trovare una soluzione alla scadenza del contratto del comodato d’uso gratuito dei terreni.

Fausto Corti, l’avvocato che ha curato i ricorsi, carte alla mano, ha parlato di “stranezze” in merito al timing con cui la notizia dell’ordinanza di demolizione è divenuta di dominio pubblico e anche a proposito della velocità con cui il Comune si è mosso, a seguito, peraltro, di un esposto anonimo presentato la scorsa primavera, in pieno lockdown.

“Cui prodest?”E’ la domanda che si è fatto Paolo Giorgi.

Quello del Comune” ha affermato “è il classico intervento a gamba tesa. L’ordinanza è arrivata in maniera del tutto inaspettata, proprio mentre eravamo nel pieno della mediazione che avevamo formalmente avviato con l’amministrazione per trovare una soluzione alla scadenza del contratto per l’uso dei terreni.

Erano stati informati il sindaco Biondi, il vice sindaco Raffaele Daniele , il presidente del consiglio comunale Tinari e gli assessori Ferella e Fabrizi. I tentativi di mediazione erano iniziati già a giugno ed erano continuati a luglio, salvo interrompersi perché nel frattempo era sopraggiunta la crisi di maggioranza e a Ferella erano state ritirate le deleghe. Perché dunque far uscire la notizia dell’ordinanza di demolizione sui giornali? E’ chiaro che quello che è avvenuto è un fatto politico. Ci chiediamo perché tutto ciò sia avvenuto. Non è una domanda retorica, è un quesito che lascio sospeso, in attesa di avere una risposta”.

Fraterna Tau, ha sottolineato Giorgi, è un’associazione “che non si è mai schierata con nessuno, né si è mai fatta tirare per la giacca, perché la povertà, la fame e il bisogno non hanno colore politico”.

Esposti anonimi e altre stranezze

“In punto di diritto la questione è semplice” ha spiegato l’avvocato Corti parlando dei ricorsi depositati da Fraterna Tau “La convenzione firmata a suo tempo dall’associazione e dal Comune prevedeva che il contratto con cui i terreni su cui sorge la struttura erano stati dati in comodato d’uso gratuito scadesse dopo 36 mesi (nel 2013, ndc) o comunque fino a cessazione delle esigenze della Fraterna Tau. Dato che la sede originaria di Fraterna Tau in via dei Giardini non è ancora stata ripristinata, e dunque le esigenze non sono venute meno, noi sosteniamo che il contratto non sia scaduto. Abbiamo presentato due ricorsi: uno al Tar contro l’ordinanza di demolizione – e come detto, il Tribunale amministrativo regionale ha deciso di sospendere l’ordinanza dell’Ente rinviando a marzo per l’ordinanza di merito – e l’altro, sulla durata della convenzione sui terreni, al tribunale ordinario, perché la vicenda è una questione di diritto privato”.

Quando il 17 settembre abbiamo ricevuto l’ordinanza di demolizione” ha poi proseguito Corti “abbiamo scelto un approccio dialogante e collaborativo, decidendo di non sollevare una questione pubblica. Abbiamo chiesto una conciliazione, ossia una mediazione formale, perché volevamo trovare una soluzione rispettosa sia degli interessi di Fraterna Tau sia di quelli degli aquilani, perché questa è una struttura che ha un doppio valore, economico e sociale, per via dei servizi che svolge. Demolire sic e simpliciter sarebbe una perdita secca per la collettività”.

Corti ha parlato poi di “stranezze”: “La prima è che il giorno dopo aver depositato il tentativo di conciliazione comunicato a sindaco e vice sindaco, è uscita sul Messaggero la notizia dell’ordinanza e a quel punto il canale di mediazione si è interrotto”.

La seconda stranezza, ha osservato Corti, “è che tutta questa vicenda nasce sulla base di un esposto anonimo fatto il 20 aprile”. Un esposto che parlava di “gente che fa i bisogni dalle finestre” e che recitava, testualmente, “non posso firmare […] ma la pacchia deve finire”.

Dopo aver ricevuto l’esposto, il Comune si è mosso. “Normalmente” ha fatto notare Corti “la Pubblica amministrazione non prende in considerazione gli esposti anonimi, perché questo alimenta un clima di delazione tra i cittadini. Invece il giorno stesso in cui viene depositato l’esposto, de Nardis dà disposizioni all’ispettorato urbanistico del Comune per procedere agli accertamenti. Una rapidità di attivazione simile da parte della PA non si era mai vista. Questa operazione si origina all’interno di una cornice politica ben precisa”.