Inaudito. Indecente. Incredibile. Ma, purtropporeale.

A pochi giorni dal 27 gennaio, il giorno della Memoria che determina la fine della Shoah, due ragazze quindicenni in un parco ,  hanno aggredito e insultato, colpito con sputi e preso a calci un bambino di 12 anni. Il motivo? E’ semplice: il bambino è ebreo. “Ebreo di m…., tu devi stare zitto perché sei un ebreo…devi morire nel forno…”sono solo alcune tra le frasi pronunciate dalle ragazze. Sconcertanti a dir poco.

Il resto è cronaca.

Il padre del ragazzo, ancora sconvolto ma determinato, non si è fermato ed ha sporto denuncia per insulti e lesioni, perché come ha dichiarato a La Nazione “Non si può scherzare su una cosa così tragica. Forse anche i genitori devono comprendere cosa è stato fatto da queste due ragazzine.”

I genitori devono comprendere

O forse i genitori, anzi sicuramente, devono educare. E la società, cioè il resto delle persone che gravitano intorno ai giovani, in questo caso alle due quindicenni, deve assolutamente essere partecipe della loro formazione, cominciando a non voltarsi dall’altra parte quando accadono episodi di questo genere. Agire con determinazione per fermare atti di bullismo e razzismo evidenti, e che due ragazze di quindici anni comprendono perfettamente, significa stare dalla parte giusta e non essere complici di atti che disonorano l’essere umano. A qualsiasi età, in qualsiasi momento.(è accaduto a Venturina (LI))